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Se il docente studia da leader

novembre 4, 2011

A Roma, se si è disoccupati o si ha molto tempo libero c’ è la possibilità di passare la mattinata in diverse maniere, la mia preferita è quella rappresentata dagli eventi che includono almeno un paio di colazioni ed un pranzo pagato da qualche generoso sponsor. E’ una consuetudine locale, certificata da Petronio, che di gusti era arbitro.

Oggi questa mia attività “gastro-culturale” si unisce a dei doveri filiali, quindi partecipo ad un congresso dedicato all’“Ecosistema Scuole”, una lodevole iniziativa a favore dell’alfabetizzazione informatica dei docenti degli istituti tecnici, per far relazionare il mondo delle imprese informatiche locali con le istituzioni scolastiche e con le associazioni.

Naturalmente una cosa così, a differenza di tante altre boiate cui ho partecipato, non è finanziata né patrocinata da enti pubblici, quindi nei portici della facoltà di Ingegneria “in vincoli”, ci sono gli sponsor, con i tavolinetti ed i gadget.

L’obiettivo è rappresentato dai docenti, ingolositi da borse di studio per degli ottimi corsi di formazione, e dai dirigenti scolastici, quindi è molto facile tornare a casa, oltre che con la pancia piena, con un paio di deliziosi block notes regalati da un’ azienda il cui obiettivo è digitalizzare tutta l’informazione su carta.

Proprio perchè il target sono i docenti ed i dirigenti scolastici, trasecolo quando vedo che, vicino alle bevande analcoliche (un punto in meno per l’assenza di alcolici, non come alle conferenze sociali di Unicredit, dove puoi stare in fila per prendere il tuo “trionfo di formaggi ecologici” adagiato su un vassoietto di bambù, dietro a Rampl e la ex presidentessa estone sorseggiando un soave Traminer), c’è lo stand di una società che promuove il programma “Vola-Trova il leader in te”.

Un professore o un maestro è qualcosa di diverso e di più di un leader, quindi non vedo come li potrebbe aiutare, ma in fondo l’evento ospita anche aziende, e questo è un paese libero, ognuno ha il diritto di pubblicizzare quello che vuole, sempre che non sia una truffa, quindi mi interesso subito al prodotto e, dopo aver afferrato un croissant salato, inizio un’intervista informale,

Sbadatamente lascio il registratore del cellulare acceso, mentre disserto con la simpatica psicologa, per individuare che genere di docente dovrebbe partecipare ad un evento in cui, cito le fotografie della brochure, si alzano le braccia tutti insieme, suppongo allo stesso ritmo con cui si scandiscono degli slogan.

<<Buongiorno, ma esattamente cosa è questo programma?>>.

La ragazza mi risponde: <<Formazione personale professionale, quindi abbiamo corsi legati alla comunicazione, alla leadership, al raggiungimento degli obiettivi, coaching>>.

Si, sono proprio loro, gli eredi degli inventori del concetto di “peana”, i trainers-coachs della leadership, che in cambio di cash ti insegnano come non essere te stesso, attraverso canzoncine e fantasmagorie, tutti insieme, seguendo la “Sua” parola.

“Lui”, in questo caso, è , secondo il libretto pubblicato dalla Mondadori che mi sarà poi consegnato a fine intervista in cambio dei miei presunti dati personali, “uno dei numero uno della formazione europea”. Una specie di Montessori, charmant ed elegante, che ha bevuto alle fonti dei “padri della filosofia della motivazione”, i cui nomi mi sono assolutamente sconosciuti, come quello di Napoleon Hill, Deepak Chopra o Wayne Dyer, che io ricordavo centrocampista del Newcastle.

Si sa che quando uno beve molto alle fonti, poi deve espellere la sua conoscenza, quindi il conduttore di “Mind Power” e di “Leader di te stesso”, trasmissione che secondo la citata pubblicazione  “ha raggiunto picchi di oltre 700.000 telespettatori” , ha scritto vari libri, naturalmente bestsellers, come “Leader di te stesso”, manuale di “self-help”, sempre per i tipini di Mondadori, che per vendite ha superato “di gran lunga quelle dei “guru” internazionali del settore. Con il medico olistico (Noè li caricherebbe insieme, olisti e motivatori, sulla sua arca) ha scritto “Energy”, pubblicazione di cui ignoro il contenuto.

I libri sono sul banchetto, compreso “Smettila di incasinarti.” <<Ti piacerebbe, R§§§§§o!>>, penso io.

Chiedo alla psicologa <<Ma perché i docenti?>>.

<<E’ per tutti!  Lavoriamo sulla parte personale e quella professionale. Possiamo darci del tu? Piacere di conoscerti, immagino che tu dovrai gestire ragazzi… Ah, adulti?  Ok. Hai anche rapporti con il preside, con persone speciali? Sì? Perfetto! La parte di comunicazione di gestione delle emozioni è legato a quello, anche la sfera personale>>.

Non mi soffermo sul non senso delle sue affermazioni ne mi interrogo sulla natura di “quello” e la blocco con una domanda diretta, un uppercut, <<Che basi ha questa…teoria?>>.

Lei risponde con la frase prevista: <<PNR, programmazione neuro linguistica”, una “neuroscienza”>>, mi conferma.

Solitamente le parole composte da “scienza” sono garanzia di autorevolezza, ma le categorie, nell’ infausta postmodernità, hanno dei grandi varchi e sgombri spazi di ingresso, quindi no, non è una scienza, è una teoria che si basa sulla suggestione di soggetti suggestionabili.

<<Io pensavo a molti colleghi docenti; questo li aiuterebbe a superare il problema del bullismo?>>.

Lei annuisce solerte:<<Anche. Serve a tutti! Abbiamo molti docenti tra di noi, che dopo aver raggiunto la realizzazione dei propri obiettivi, diventano insegnanti e testimoni del nostro metodo>>.

Ma lei ormai abbandona i docenti, pensa solo a me, che ho risposto a tutte le sue domande spiazzandola ed arrivo al punto di dichiararmi “perfettamente realizzato”, ma lei dice che è meglio, con i realizzati si lavora meglio, quindi mi propone di partecipare.

Dopo una parentesi in cui mi illustra meglio la figura del nostro guru, la vedo che cerca delle brecce nella mia strenua resistenza per entrare nella mia testa,  usando un illimitato repertorio di  seducenti argomentazioni.

<<Se ti invitiamo alla serata,  costa 25 euro. Con 25 euro ti prendi uno dei bestseller di R., una lezione pratica che tu mi capisci, tocchi con mano ( non so cosa, forse il leader), e poi un incontro con il personal coaching, la consulenza per capire le tue esigenze>>.

<<Ma non è una cosa tipo la vendita degli aspirapolveri? Sai, vorrei consigliarla agli amici…>>, dico io.

<<No no, sono percorsi di crescita individuale; per esempio, a te piacerebbe migliorare la tua condizione?>> Resisto: <<No, a me no, ma ho diversi amici senza spina dorsale>>.

<<E’ inutile che ti do la brochure (no, me l’hai data ed ho rivisto quelle persone che ballano in maniera coregrafica), vieni al prossimo incontro, parla di comunicazione, cosi vedi, tocchi con mano, è una cosa molto utile, piuttosto, tu cosa insegni?>>.

<<Beh, io faccio il ricercatore all’università, ogni tanto do delle lezioni di teoria della comunicazione, storia della propaganda, cose così… ultimamente collaboro con un giornale>>.

Mi dispiace ragazza,  non fare quella faccia, si, ti ho fregato. Come diceva il padre dell’ editrice di Robertino, quando si manteneva gli studi alla Sorbona cantando, “c’est la vie!”. Intanto una cinquantenne prende il mio posto davanti alla seccata psicologa, che si è resa conto troppo tardi di aver perso per un bluff.

Torno a casa per scrivere le mie memorie pensando a tutti i miei professori delle medie, del liceo ed alle suore dell’asilo che ballano, muovendo le braccia e scandendo slogan nella sala convegni di un Grand Hotel di periferia e a “R+b++++”, che in questa Italia dove l’istruzione viene ancora finanziata in lire, ce l’ha fatta.

Però… se ce l’ha fatta lui, ce la posso fare anche io.

Prendo il telefono e digito il numero della brochure: <<Pronto? Sono io, quando c’è la prossima serata?>>.

From → L'ira quotidiana

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